Incontro con il prof. Filiberto Battistin del giorno 9 marzo 2017, presso il Forte Rossarol di Tessera
Sono presenti il presidente del Centro, sig. R. Mingardi, il prof, G. Stoppani.

 

 

 

 

di Mario Meggiato

Incontrar-se

 


Il Presidente del Centro Don Lorenzo Milani, signor Renato Mingardi, è contento di ospitare il prof. Filiberto Battistin in questo luogo di accoglienza per “incontrar-se”, nel significato di incontrare se stessi.
Il prof. Gabriele Stoppani riprende questa espressione facendo riferimento a due grandi pensatori: Seneca e Montaigne e prosegue: “Non si educa con la filosofia, ma la filosofia è educazione (filosofia che non è materia di altolocati, ma essa appartiene a tutti)”.
Il prof. Filiberto Battistin ringrazia per l’opportunità di questo incontro, in questo luogo, espressione di pluralità, poiché vi sono tanti modi di stare al mondo provando meraviglia nella relazione fra le diverse persone.
Il nostro limite è dato dal fatto che, spesso, non siamo in grado di vedere al di là del nostro naso e procediamo “a testa bassa”, così ci rimpiccioliamo, poiché non siamo in grado di ascoltare, con la conseguenza, che la nostra anima non si allunga.
Gandhi, invece, parlava con tutti. Il nostro sapere, che si concretizza con la cura di sé, si realizza solo attraverso la relazione con gli altri.
Socrate diceva che, andando in campagna, poneva delle domande agli alberi, ma questi non gli rispondevano, quindi sentiva il bisogno di parlare agli uomini.
Siamo tutti nella medesima condizione e tutti abbiamo il desiderio di vivere nel modo migliore. Vogliamo, in buona sostanza, la stessa cosa, vogliamo essere felici. Vogliamo perseguire il meglio in senso greco.
Per Socrate, soltanto se viviamo in relazione con gli altri possiamo essere felici; ogni volta dobbiamo interrogare il nostro interlocutore, col rischio che questi ci risponda in malo modo, in quanto potrebbe sentirsi messo in discussione: “Come vivi? Sei sicuro? Sei felice?”
La filosofia appartiene a tutti poiché tutti siamo desiderosi di vivere bene, di vivere una vita eccellente, di sentirci realizzati, altrimenti abbiamo la sensazione di buttare via la vita; ma, per conseguire ciò, abbiamo anche la necessità di conoscere ed accettare i nostri limiti.
Sul tempio di Delphi c’è scritto : “Conosci te stesso” e Voltaire diceva “Se non conosci te stesso che cosa comprendi?”
Siamo anime diverse, unici ed irripetibili. Compito di ognuno di noi è realizzare la propria unicità.
Senza il necessario percorso di ricerca, in questo senso, siamo destinati a condurre un’esistenza “presa in prestito”, piuttosto che una vita nostra, con la conseguenza che rinunciamo a noi stessi, buttiamo via la nostra vita. Ognuno deve, dunque, fare il proprio percorso, ma verso dove? Con quale fine?
Secondo i greci educare significa portare qualcuno verso se stesso, l’educazione libera l’uomo da tutto ciò che non gli serve. La forma più grande di educazione si realizza attraverso l’arte della maieutica, l’arte di far partorire, l’arte di “cavar fuori”, tanto che Socrate diceva che sua madre, levatrice, faceva partorire le donne e lui faceva partorire gli uomini; in questo modo, faceva emergere la verità che è dentro di noi e non fuori di noi. Che cosa bisogna fare perché la verità emerga? Occorre “svuotare” l’uomo. Quando non facciamo questa operazione lo riempiamo di nozioni, spesso inutili alla vita quotidiana e di relazione; in questo modo svolgiamo semplicemente una funzione istituzionale.
Occorre, in altre parole, liberare l’uomo dalle false immagini ossia dalle ombre presenti in noi.
Si rende necessaria esercitare la Paideia, altrimenti resta la Apaideia.
Se restiamo incatenati all’interno della caverna la nostra testa rimane “bloccata” e vediamo soltanto le ombre, ossia una verità che ci limita la prospettiva e che comporta, come conseguenza, un’anima “piccola”.
E’ necessario, quindi, mettersi in cammino e fare un percorso che spesso può risultare doloroso perché significa, talvolta, procedere verso l’ignoto, ma che ci può far guadagnare altre e più autentiche prospettive. Occorre provare dolore per guadagnare la luce del sole, che immediatamente ferisce gli occhi. Il sole inteso come bene che ci fa diventare buoni e giusti... Attraverso questo percorso incorporiamo il bene...
Il sole che irradia luce è la fonte della vita, è energia positiva, altrimenti c’è il male.
L’opinione non ha a che fare necessariamente con il bene, il bello ed il giusto; all’uomo giusto non può accadere niente di male; nemmeno la morte, per l’uomo giusto, è male: occorre essere giusti nel rispetto delle leggi della città.
Socrate è condannato a morte dalla sua città; l’amico Critone è ora dominato dalla paura per la conseguente perdita del suo maestro, tanto che, assieme ad altri amici, avrebbe progettato la fuga di Socrate. Il filosofo rifiuta tale soluzione ed accetta, con coerenza, la sua sorte pur di essere fedele alle leggi della città. Egli, prima di bere la cicuta, invita Critone e gli altri allievi, a porre il dolore al giusto posto e di continuare a vivere felici in modo buono e giusto.
Il maestro greco aveva l’abitudine, a chi gli chiedeva di far ricorso al suo insegnamento, di dirgli che cosa egli volesse conoscere, perché dalla risposta risultava quello che veramente egli era.
Filiberto conclude che si insegna imparando (1); si insegna, innanzitutto, ponendosi nella disposizione d’animo di chi sa ascoltare, altrimenti ci si comporta come un idiota, cioè un individuo chiuso in se stesso.

 

(1)
Grandi uomini,
sono quelli che mettono i loro interlocutori nella condizione di non provare timore dinanzi alla loro “grandezza”. Sono uomini che non hanno nulla da dimostrare e vogliono rendere felici gli altri, aiutandoli a manifestare le loro qualità migliori. Per questo, talvolta, si mostrano “piccoli” e mantengono nascoste le loro migliori qualità!
Sono uomini che non vogliono insegnare nulla, o meglio, che insegnano imparando.
(Filiberto Battistin)